La Alhambra di Granada

Ci avevano parlato di Granada come della città più bella di Spagna, e in effetti la permanenza in questo piccolo paradiso non cessa di incantarci. Si presenta come il centro in cui più evidenti sono le origini e i contatti con la cultura araba: i palazzi moreschi e lo sfavillio di luci e colori conferiscono infatti a Granada un fascino senza precedenti, che lascerebbe stupefatto qualsiasi turista.

Conquistata dagli Arabi nel 711, divenne sede dell'emirato berbero degli Zairiti solo nel 1031. Le due dinastie islamiche degli Almoravidi e degli Almoadi la sottoposero al loro dominio nel 1090, e la resero ricca e prestigiosa sia dal punto di vista culturale che artistico ed economico. La Reconquista cristiana ne decretò invece un rapido impoverimento.

Il Comitato del patrimonio mondiale dell'UNESCO ha dichiarato l'Alhambra e il Generalife di Granada Patrimonio Culturale dell'Umanità nella sua sessione del giorno 2 novembre 1984.

È stata nominata uno dei 21 candidati finalisti per essere indicata una delle sette meraviglie del mondo moderno.

Situata ai piedi della Sierra Nevada, Granada ha goduto di importanti influenze artistiche e culturali.

La sintesi della grandiosità architettonica sta nell'Alhambra, la collina in cui risiedettero i sultani Nazariti.

L´Alhambra è un complesso palaziale andaluso a Granada. Etimologicamente, Alhambra in arabo è "al-Hamrā'" (la Rossa, الحمراء), dal momento che il suo nome intero era Qalˁat al-hamrā' (Fortezza rossa).

Secondo talune versioni il nome veniva dal colore rosato delle mura che circondavano l'Alhambra. L'Alhambra è una vera città murata ( medina ) che occupa la maggior parte del colle della Sabika, mentre per parte sua Granada fruiva di un altro sistema di mura protettive di cinta. Pertanto l'Alhambra poteva funzionare in modo autonomo rispetto a Granada. Nell'Alhambra vi erano tutti i servizi propri necessari agli abitanti che vi vivevano: moschee, scuole, botteghe e altro.

Nel 1238 fece il suo ingresso a Granada dalla Porta di Elvira, per occupare il Palazzo del Gallo del Vento, Muhammad ibn Nasr (noto anche come Nazar), chiamato al-Hamar, "Il Rosso", perché aveva la barba di colore rossiccio, fondatore della dinastia nasride.

Quando Muhammad ibn Nasr entrò trionfatore a Granada, la popolazione lo accolse al grido di Benvenuto al vincitore per la grazia di Dio ( marhaban li-l-Nāsir ), al quale egli rispose dicendo: Non v'è altro vincitore se non Dio ( wa lā ghālib illā Allāh ). Questo è il motto dello stemma nasride ed è scritto in tutta l'Alhambra.

Muhammad ibn Nasr fece edificare il primo nucleo del palazzo. Suo figlio Muhammad II, che fu amico di Alfonso X di Castiglia, lo fortificò.

Lo stile granadino nell'Alhambra rappresenta il punto supremo raggiunto dall'arte andalusa, che non si realizzò fino alla metà del secolo XIV con Yusuf I e Muhammad V nel 1333 e 1354.

Nel 1492, con la conquista di Granada da parte dei Re Cattolici, l'Alhambra passò ad essere palazzo reale dei re castigliani e questo salvò il complesso dalla distruzione patita invece da tanti altri monumenti islamici per la rancorosa vendetta voluta dalla Chiesa e da una parte importante della nobiltà.

 

Descrizione

Capolavoro dell'arte araba, è uno dei pochi complessi monumentali islamici giunto intatto fino a noi: offre tutte le informazioni al riguardo, in particolare permette la vendita dei biglietti che si acquistano solo attraverso rigorosa prenotazione.

Nata come zona militare, l'Alhambra diventa a metà del XIII secolo residenza reale e della corte di Granada, a seguito della costruzione della reggia del re Mohammed ibn Yusuf ben Nasr , conosciuto come Alhamar. Nei secoli XIII, XIV e XV la fortezza si trasforma in cittadella ricca di alte mura e torri di difesa, e si dota di due zone principali: l'area militare, detta Alcazaba, e la Medina o città palatina, dove è possibile ammirare i famosi Palacios Nazaries e i resti delle abitazioni nobili o popolari del tempo.

L'Alhambra è un gioiello fragile e raffinato. Bisogna gustarla immergendovisi dentro, passeggiando con silenzio e calma nei suoi patii, ammirando le preziose stalattiti che pendono dai soffitti, ascoltando il delicato gorgoglio delle acque delle sue fontane. Una visita non deve, dunque, limitarsi al puro aspetto visivo, ma piuttosto deve spingere ad annusare i profumi dei suoi giardini, a sedersi al sole contemplando la bellezza del paesaggio e di un'arte simbolo di misura e saggezza.

Un modo per accedere al recinto è attraversare la Porta de las Granadas (uscendo da plaza Nueva), un altro accesso è costituito dalla Cuesta de los Chinos (alla fine del "paseo de los Tristes"):
La strada centrale, se si esce dalla Puerta de las Granadas, è per il trasporto pubblico, e giunge fino al Palazzo di Carlo V. Procedendo si può arrivare fino alla Porta della Giustizia (giustizia per i casi più semplici) [secondo altri autori questa Porta si chiama della Spianata, e in essa non si esercitò mai giustizia] che risale al tempo di Yūsuf I (1348).

Al centro può scorgersi il rilievo d'una mano e, sopra il secondo arco, il rilievo d'una chiave. Questa simbologia ha dato luogo a molte spiegazioni, per quanto nessuna di esse sia stata definitiva. Una possibile è leggere il tutto come una metafora della conoscenza (la mano deve impugnare la chiave che apre la porta della conoscenza).

Si sbocca in una spianata chiamata Piazza degli Aljibes, per il fatto che sotto vi sono delle cisterne. A destra si trova la Porta del Vino, che mette in comunicazione la Alcazaba con la zona dei palazzi (i due più noti e meglio conservati sono il Palazzo de Comares e il Palazzo dei Leoni).

La Alcazaba comprende:
•          Il Giardino degli Adarves: alla fine vi è un piccolo balcone da cui si può avere un buon panorama.
•          La Torre della Vela (cioè della veglia): è una torre di guardia cui si può accedere. Da essa si vede Granada, il Sacromonte e l'Albaicín.
•          La Torre del Homenaje.
•          La Torre Quebrada.
•          La Torre Adarguero. Queste tre ultime torri danno sulla grande spianata.
Dietro la Porta del Vino, lasciando a destra il Palazzo di Carlos V, si accede alla zona dei palazzi.

 

Palazzi
Sono del primo terzo del secolo XIV. Scendendo le scale vi è l'entrata. Si incontrano le seguenti dipendenze:

Mexuar:
È la sala più antica. Era destinata alle udienze e all'amministrazione della giustizia nei casi importanti. Ospitava una stanza sopraelevata, chiusa da gelosie da cui il sultano poteva ascoltare senza essere visto. Non esistevano finestre laterali. Aveva un tetto scoperchiato nella sua parte centrale. Al fondo, una piccola abitazione dalla quale si scorge l'Albaycín. Parte superiore con un fregio scritto. È un oratorio. Di seguito si entra in un patio con una fontana al centro y una stanza sulla sinistra. È il:

Patio del Mexuar o del Cuarto Dorado:
Con una gronda originale di legno di cedro, decorazione di pigne e conchiglie. Al di sotto, finestre chiuse da gelosie. Due facciate rettangolari bordate da un'orlatura in ceramica. È l'entrata ufficiale del palazzo. La stanza è decorata con pitture gotiche e scudi ed emblemi dei Re Cattolici. Proseguendo:

Patio de la Alberca o de los Arrayanes:
È il recinto centrale del Palazzo de Comares. I mirti (in spagnolo arrayane(s), dall'arabo al-rayhān) sono piantati da ambo i lati della vasca, che occupa gran parte del patio. In questo patio possiamo osservare una delle costanti dell'Alhambra: la presenza dell'acqua. Non solo da gustare in quanto tale ma anche nella sua funzione di specchio. Proprio in questa vasca si riflette l'imponente Torre de Comares. Una galleria corre sul lato lungo del patio e da essa si entra nell'anticamera chiamata:

Sala de la Barca:
Fa da anticamera al salone del trono o salón de Comares e veniva usato come sala di ricevimento e oratorio. Sul fregio inferiore è presente la parola Baraka che significa benedizione o saluto.

Salón de Comares:
La sala più grande e alta del palazzo. All'interno si distingue la:

Torre de Comares:
Ai lati ci sono 9 camere e finestre chiuse anticamente da ante di legno e vetrate colorate chiamate cumarias (da qui il nome Comares). Le pareti interne sono decorate in stucco con motivi di conchiglie, fiori, stelle e scritte. Il salone centrale è decorato con rilievi dorati su sfondo chiaro.

Lo zoccolo inferiore è decorato con azulejos, le tipiche piastrelle di maiolica spagnole. Il suolo originale era di ceramica vetrata, di color bianco e azzurro con scudi della casata e motivi ornamentali. Il tetto è una rappresentazione dell'Universo, probabilmente una delle migliori del Medio Evo. Realizzato in legno di cedro, con intarsi di differenti colori che formano stelle sovrapposte a differenti livelli. Nel punto più in alto, al centro, c'è uno Scranno (عرش) sul quale è assiso Dio (Allah) secondo quanto viene detto dal Corano.

A partire da questo punto vanno a ripetersi le figure geometriche che dividono il tetto in sette parti, che rappresentano il numero dei cieli al di sopra del mondo terreno (Il 7 è uno dei numeri-simbolo per eccellenza). Tra i cieli spicca il Trono (كرس), che è il simbolo della creazione eterna. Questo uso simbolico della cosmologia coranica, con tante allusioni allo Scranno, al Trono e al Re che si siede sopra di esso, è la chiara intenzione di legittimare il sovrano come rappresentante (Khalīfa, da cui proviene la parola Califfo) di Dio in Terra. Questa tesi era comprovata dal fatto che la stanza fosse effettivamente il salone del trono, che era situato nel centro, in corrispondenza dello scranno divino raffigurato sul soffitto.

La simbologia della sala non finisce qui: le 4 diagonali del tetto rappresentano i quattro fiumi del Paradiso e l'Albero del Mondo (o Axis Mundi ) che, avendo le sue radici nello scranno divino, espande i suoi rami in tutto l'Universo. Le 9 salette, tre per ognuno dei tre lati, più altre 3 omesse per lasciare spazio alla Sala della Baraka (della Benedizione), sono un riferimento alle dodici case zodiacali. Le pareti sono decorate, inoltre, con versi coranici e poemi scolpiti in gesso.

La saletta centrale era per il sultano Yūsuf I, colui che realizzò il Palacio de Comares. Gli interni erano riscaldati d'inverno tramite bracieri ed erano illuminati con lampade ad olio. Uscendo di nuovo nel Patio de los Arrayanes, al lato destro del cortile un piccolo arco fa da ingresso alla zona privata del monarca: l'Harem (Haram significa "luogo riservato"). Si accede al Palacio de los Leones (Palazzo dei Leoni) attraverso la:

Sala de los mocárabes (mozarabi):
Trae il nome della volta interna che è decorata da muqarnas, una particolare decorazione tipica dell'architettura islamica con una forma simile alle stalattiti. Quella che vediamo oggi è stata restaurata nel XVII secolo. I muri interni lavorati in gesso, sono incisi con delle iscrizioni religiose e stemmi della dinastia Nasridi.

Una serie di arcate con muqarnas fanno strada verso il:
Datato 1377, venne realizzata da Muhammad V, il figlio di Yūsuf I. La pianta è rettangolare, il cortile interno è circondato da un portico con 124 colonne di marmo bianco di Almería, dal fusto sottile e dal capitello cubico intarsiato da iscrizioni. Intorno le sale private del Sultano e delle sue spose, non hanno finestre che danno all'esterno, ma sono aperte al giardino interno come vuole l'idea musulmana del Paradiso. Tra le colonne venivano calate delle tende che lasciavano passare la luce. Le placche grigie di piombo sono ammortizzatori per i terremoti. I due templi ai lati opposti del giardino riecheggiano alle tende dei beduini. Sono a pianta quadrate, decorati con cupole di legno che appoggiano su pennacchi di muqarnas. La grondaia è un inserimento del XIX secolo.

Fuente de los Leones:
Gli ultimi studi fatti dicono che i leoni di questa fontana provengono dalla casa del visir ebreo Samuel Ben Nagrela, che li regalò al Sultano, sono del XI secolo e rappresentano le Dodici tribù di Israele. Due dei leoni, che hanno inciso un triangolo sulla fronte, indicano le tribù elette: quella di Giuda e quella di Levi. Sul perimetro della vasca sono iscritti i versi del ministro e poeta Ibn Zamrāk descrivono la fontana stessa: "(...) A tal trasparente vascone, perla intarsiata, / per gli orli da perle decorati, / va tra le margherite l'argento, /fluido, anch'esso bianco e puro / tanto è duro com'è in apparenza fluente / che è difficile sapere quale di essi fluisca veramente (...)"

Sala de los Abencerrajes:
Questa sala, priva di finestre che danno all'esterno, fu la stanza privata del Sultano. I muri sono riccamente decorati: lo stucco ed i colori sono originali. Le piastrelle sulle pareti sono di fabbrica sivigliana, del XVI secolo e rappresentano lo zodiaco. La cupola è decorata con muqarnas; al centro del pavimento una piccola fontana serviva per riflettere le decorazioni della cupola anche sul suolo. A seconda delle ore della giornate la luce che penetrava all'interno della sala dava una colorazione sempre differente, incantevole e magica.

Sala de los Reyes:
La "Sala dei Re", occupa tutto il lato orientale del cortile, è chiamata così per le pitture che decorano la volta dell'appartamento centrale. È la sala più grande dell'Harem, divisa in 3 stanze uguali e due più piccole che potevano servire da armadi, per via della loro posizione e della carenza di illuminazione. Probabilmente questo luogo era destinato alle feste di famiglia.

Nella volta centrale, i dipinti rappresentano i primi 10 sovrani di Granada, dalla fondazione del sultanato, quello con la barba rossa si presuppone che sia Muhammad ibn Nasr, conosciuto come al-Hamar (il Rosso), fondatore della dinastia dei Nasridi. Sulle volte laterali delle decorazioni raffigurano cavalieri e dame, realizzate alla fine del XIV secolo: durante il suo regno, Pietro I di Castiglia chiese aiuto al Sultano di Granada per restaurare il suo castello (l'Alcázar di Siviglia), questo portò ad un vero e proprio "interscambio" artistico tra i due regni.

Le decorazioni pittoriche sono realizzate con una tecnica molto complessa:
1.         L'armatura della volta era una ellisse fatta di legno ben spazzolato per rendere la superficie porosa.
2.         Sopra la superficie concava si stendeva del cuoio bagnato con colla ed acqua e successivamente inchiodato con piccoli chiodi di stagno, per evitare l'ossidazione.
3.         Sopra al cuoio veniva stesa una mano di gesso, delle canne ed infine 2 cm di colla tostata e dipinta di rosso. Sopra questa superficie preparata si disegnava con un punteruolo.

Sala de las Dos Hermanas:
La "Sala delle Due Sorelle" si trova sul lato opposto alla Sala de los Abencerrajes. Si passa attraverso una porta di legno intarsiato, una delle più belle del palazzo. Le due sorelle sono le 2 lastre di marmo bianco poggiate sul suolo ai lati della fontana centrale, uguali per dimensione, colore e peso. Sono le più grandi dell'Alhambra. La sala ha un balcone che dà sulla città ed ha una comunicazione diretta con i bagni.
Anche questo luogo come tutto il resto della Alhambra, ha dei poemi scritti lungo le pareti. In questa sala ne troviamo uno che dice: "Senza pari, c'è una raggiante cupola in essa / con incanto evidente e nascosto" (...) "Mai vedemmo un giardino tanto verde, / Come nella più dolce e aromatica raccolta".

In ogni appartamento dell'harem ci sono 2 piccole porte: una conduce all'altro Harem, l'altra è il bagno. Non ci sono cucine dal momento che si utilizzavano i bracieri sul posto oppure si cucinava all'aperto. In fondo sala c'è il Balcone di Lin-dar-Aixa, dava sulla valle del fiume Darro e si vedeva la città in lontananza. Nel balcone possiamo leggere un'altra poesia: "Io sono di questo giardino l'occhio fresco" (...)"In me, si vede Granada, dal suo trono".

Cuarto del Emperador:
"L'appartamento dell'Imperatore", venne costruito perché potesse vivere qui durante la sua permanenza a Granada, nel suo viaggio di nozze. C'è una lastra di marmo in memoria dello scrittore Washington Irving, che qui visse e scrisse i suoi Racconti dell'Alhambra, nel 1829.

El Peinador de la Reina:
"La toeletta della Regina" è una torre araba che inizialmente si chiamava Abū l-Hajjāj, usata dal Sultano per le feste. Cambiò il nome dopo che qui risiedette Isabella di Castiglia.

Patio de la reja o de los Cipreses:
È un cortile costruito ai tempi di Carlo V.

I Bagni:
Il gioiello della casa araba. Il bagno per i musulmani è un obbligo religioso, a causa dei lavacri che precedono la salāt. La struttura è una copia delle antiche terme romane, è suddivisa in 3 sale:
1.         Spogliatoio: sala dei letti per il riposo. Qui ci si denudava, successivamente si passava al bagno ed in seguito si tornava qui per riposarsi. A volte si portavano sul posto anche cibarie. Nella galleria in alto suonavano musici e cantori.
2.         Sala dei massaggi, suddivisa in due gallerie con archi.
3.         Sala del vapore, la più piccola. Le volte sono aperte con lucernari a forma di stella che una volta erano coperti da cristalli colorati, ma non in maniera ermetica, in modo tale che il vapore potesse uscire e allo stesso tempo potesse entrare l'aria a rinfrescare l'ambiente.

Il Palazzo di Carlo V:
Dalla pianta quadrata ed un cortile interno circolare, sorprendente per l'anno della sua costruzione, nel 1527, risponde a caratteristiche che potevano inquadrarlo nel pieno Manierismo. Colonne doriche nel primo piano e ioniche nel secondo. Fregi con teste di toro (chiamato Bucranio), di tradizione greco-romana.

La facciata è imponente, grandiosa, di gusto puramente rinascimentale. Il primo corpo è in stile tuscanico con il tipico bugnato. Nel secondo compaiono elementi caratteristici della decorazione barocca. Sopra la porta principale, due statue alate di donne reclinate dentro il frontone. In alto, 3 medaglioni incorniciati in marmo verde. Ai lati, scene di Ercole. Gli anelli di ferro della parte bassa sono solo delle decorazioni, non hanno alcuna utilità. L'edificio fu progettato da Pedro Machuca.

Il Convento di San Francesco
Attualmente la struttura è di proprietà dello stato spagnolo che ne ha fatto la sede del "Parador de Granada", un albergo di lusso gestito direttamente dallo stato che come tutte gli altri "paradores de turismo" (vedi http://www.parador.es/) è ospitato solitamente in palazzi di grande valore storico.

Originalmente era una casa nobiliare del periodo arabo, in seguito venne donata ai Francescani, trasformandosi nel primo convento di Granada (infatti viene chiamato anche "Parador de San Francisco". Nel patio/cortile interno, in stile orientale, con le tipiche "mocárabes" potrete degustare un caffè oppure una cena nell'ottimo ristorante.

Secano o Alhambra alta:
Ci sono ancora degli scavi che la stanno portando alla luce. Era un quartiere popolare degli antichi musulmani di al-Andalus, vi sono conservata anche le rovine di un palazzo nobiliare (degli Abencerrajes).

Torre de los Siete Suelos:
Dei sette pavimenti se ne sono ritrovati solamente 4 (sono tutti sotto il suolo). Questa torre è famosa soprattutto perché al suo interno si svolgono alcune avventure dei Racconti dell'Alhambra, di Washington Irving.

Torre de la Cautiva:
È una sontuosa costruzione del periodo di Yūsuf I. Dalle poesie sulle pareti si legge: "Nel suo zoccolo, fatto di piastrelle (azulejos), / e nel suolo, ci sono prodigiosi tesori".

Torre de las Infantas:
Costruita nel 1445, è la meglio conservata di tutte le torri. Buon esempio dello stile di vita degli abitanti di al-Andalus, con tutte le loro comodità. È una piccola casa con banchi all'entrata per gli eunuchi, cortile interno circondato da alcove, fonte al centro; il piano superiore era riservato alle donne. In alto la terrazza, il tetto finemente decorato crollò durante un terremoto. Fu la residenza delle sorelle Zaida e Zoraida.

 

Generalife

Legato al complesso dell'Alhambra, fu eretto nel XIII secolo sulla " collina del sole" ed è arricchito da splendide decorazioni dell'epoca di Ismail I. I giardini, con i getti d'acqua delle fontane, il profumo dei cespugli, dei cipressi, dei mirti, infondono nel visitatore un senso di rilassatezza e calma. I giardini pensili riportano il disegno voluto durante la dominazione araba. Nelle nostre peregrinazioni scopriamo una pianta di fichi, e iniziamo a mordicchiarne qualcuno, mentre il succo rosso ci inzacchera le mani e i vestiti. I frutti sono morbidi e profumati, e li gustiamo con intimo compiacimento. Davanti a noi un panorama di stupefacente bellezza ci mozza il fiato, e la magia dell'arte e della cultura araba ci avvolge dolcemente.

Il Palacio de Generalife (arabo: Jannat al-'Arif - Giardino dell'Architetto) fu la residenza estiva dei sultani Nasridi di Granada.

Il palazzo ed i relativi giardini furono costruiti durante il regno di Maometto III (1302-1309) e ridecorati da Abu I-Walid Isma'il (1313-1324).

Il complesso è composto dal Patio de la Acequia (Corte del Giardino Acquatico), che conteneva una lunga piscina contornata da aiuole, fontane, colonnati e padiglioni, e dal Jardín de la Sultana (Giardino della Sultana o Corte dei Cipressi). Alcuni ritengono che il primo sia il migliore esempio dei giardini medievali di al-Andalus. All'inizio il palazzo era collegato ad Alhambra attraverso un camminamento coperto che oltrepassava il burrone che li divideva. Il giardino di Generalife è uno dei più antichi giardini Mori sopravvissuti.

I giardini odierni vennero iniziati nel 1931 e completati da Francisco Prieto Moreno nel 1951. I sentieri sono pavimentati in tipico stile di Granada con un mosaico di ciottoli: quelli bianchi provengono dal fiume Darro mentre quelli neri dal fiume Genil.

 

Il quartiere Albaicin
In arabo significa quartiere dei falconieri : sorge sui fianchi dell'omonima collina e fu abitato dai Mori dopo la conquista cristiana, fino a quando questi ultimi furono espulsi dalla città nel Seicento. E' attualmente uno dei quartieri arabi più grandi d'Europa. Le case conservano il sapore dell'antica arte e saggezza islamiche.

L'Albayzín (detto anche Albaicín o El Albaicín) è un quartiere dell'attuale città di Granada, in Spagna, che ha conservato le strette strade risalenti al passato dominio medievale dei Mori. Nel 1984 venne dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO insieme al palazzo di Alhambra ed a quello di Generalife.

Sorge su una collina di fronte al Alhambra e molti turisti la visitano principalmente per la spettacolare vista di Alhambra che si può godere dalla Chiesa di San Nicola.

I punti di interesse all'interno del quartiere comprendono i resti di un Complesso di Bagni Arabi, il museo archeologico di Granada, e la chiesa di San Salvador, costruita sulle macerie di una moschea Mora. Albayzin contiene anche alcune case dei mori ed una serie di ristoranti, oltre a numerose strade i cui negozi sono stati ispirati da quelli nordafricani.

 

La storia
Il suo periodo migliore fu quello successivo al periodo in cui al-Andalus fu dapprima un Emirato e poi Califfato omayyade, con sede a Cordova. Con i reinos de taifas (in Arabo mulūk al-tawāʾif), la città - che ospitava una ricca e attiva comunità ebraica, stanziata soprattutto nel quartiere Realejo, tanto da far chiamare la città "Gharnāta al-Yahūd", Granata degli Ebrei - fu governata dal 1013 in modo progressivamente indipendente dagli Ziridi, una dinastia fondata da Zāwī ibn Zīrī, un Berbero giunto dal Nordafrica per partecipare alle guerre innescate in al-Andalus dal crollo del Califfato.

Durante il dominio arabo, Granada è stata una delle maggiori città commerciali per lo scambio di pietre preziose, pelli, armi e polveri da sparo. Alcuni di questi oggetti venivano anche dall'Estremo Oriente, come la Cina e la Mongolia, anche se i primi importatori di oggetti provenienti da questi territori, furono gli antichi romani, nel loro periodo di grande prosperità.

Nel corso della dominazione almoravide e almohade, Granada perse la sua indipendenza, costretta a piegarsi al volere dei signori venuti dall'Africa settentrionale, ma recuperò il proprio ruolo quando, nel 1238, Muḥammad ibn Yūsuf ibn Nāẓar (o Naṣr) entrò nella città dalla Puerta de Elvira per occupare il Palazzo del Gallo del Vento e legare la sorte della sua dinastia nasride al Sultanato di Granada. I Nasridi dettero alla città venti sultani, fino alla sua caduta nel gennaio del 1492.

I Nasridi trasformarono la loro capitale in uno dei centri più brillanti dell'intera Penisola Iberica, tanto sotto il profilo economico e sociale quanto sotto quello prettamente culturale.

Fu l'ultimo reame ad essere "riconquistato" dai cristiani che, per un lungo periodo, le consentirono di sopravvivere, sia pure in uno stato di sostanziale infeudamento, alla corona di Castiglia, fino a quando, nel 1492, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona costrinsero alla resa e all'esilio l'ultimo Sultano Abū ʿAbd Allāh (il "Boabdil" delle cronache cristiane dell'epoca). C'è una località chiamata "Sospiro del Moro" sulla Sierra Nevada da dove, prima di procedere verso la costa, si vede per l'ultima volta il panorama della città, e qui secondo la tradizione si fermò Boabdil a rimpiangere il suo perduto regno.

Secondo la tradizione, la madre di quest'ultimo lo rimproverò dicendogli: "Piangi come una donna perché non hai saputo difendere il tuo regno come un uomo".

Il fatto che i "Cattolicissimi" re, avessero deciso di eleggere come propria sede reale a Granada, proprio il palazzo dei sultani dell'Alhambra (dall'arabo al-Ḥamrāʾ, ossia "la Rossa", a causa forse del colore rosato delle strutture murarie o, forse, del colore rossiccio della barba del primo sultano), preservò la costruzione dalla devastante damnatio memoriae dei vincitori. Oggi l'Alhambra è considerata uno dei Patrimoni dell'Umanità. Carlo V edificò anche un suo palazzo nel mezzo del'Alhambra, che non fu però terminato.

Alla fine del XVI secolo, con Filippo II al potere, scoppiò la sanguinaria ribellione dei moriscos (cristiani convertiti all'Islam) e fu costretto ad intervenire il fratellastro di Filippo II, don Giovanni d'Austria, vincitore di Lepanto, che operò una repressione durissima: il capo degli insorti Abén Humeya (il cui nome cristiano era Fernando de Córdoba y Válor mentre quello arabo era Muḥammad ibn Umayya. Questi (1520-1569) fu tradito e assassinato da Abén Abó (Ibn ˁAbbād o Ibn ʿAbbās) che, a sua volta, fu decapitato dai cristiani che esposero la sua testa sulla Porta Reale.

I moriscos vennero definitivamente espulsi dal suo regno da Filippo III e ci fu un periodo di grave crisi dell'economia nazionale (originata dallo sfacelo del settore agricolo), seguito nei secoli XVII e XVIII da un periodo di grande splendore (provocato dall'oro e dall'argento delle Americhe) e vennero avviate e completate le costruzioni delle grandi opere del Barocco e del periodo successivo.

Nei secoli seguenti, Granada non fu più al centro della vita culturale del paese fino a quando, nel 1829, giunse in città Washington Irving, il quale dimorò all'Alhambra e scrisse "I racconti dell'Alhambra" che attrassero molti scrittori, artisti e viaggiatori romantici come Alexandre Dumas, Honoré Daumier, Delacroix ed altri. Nel 1889 si iniziò il restauro dell'Alhambra che fu aperta al pubblico con Alfonso XIII. Da allora Granada ha accresciuto la sua fama con Federico Garcia Lorca, Salvador Dalì, Andres Segovia e Manuel de Falla, che vi dimorarono contemporaneamente, facendo diventare la città andalusa in uno dei maggiori centri mondiali della letteratura e della musica.

Fu Palazzo, cittadella e fotezza, residenza dei sultani Nazariti e degli alti funzionari, servitori della corte e soldati di élite ( Sec. XIII al XV ). Gli attuali edifici dell'Alhambra risalgono al XIV secolo.

Nel 1238 Mohamed Ben Nasar creò la dinastia Nazarita. La dinastia diede venti re fino al 1492 anno in cui il sultano Boabdìl il Piccolo consegnò la città ai Re Cattolici.
Durante tre secoli di prosperità si sviluppò la cultura islamica di Granada che ha lasciato opere architettonici stupende di grande valore artistico come l'Alhambra. Il regno Nazarita durò 250 anni solo per la benevolenza dei re Cristiani, ai quali aveva girato il proprio vassallaggio.

•  Palazzi Reali Nazariti : nella parte più bassa e settentrionale della collina. Costruzioni raccolte attorno al Cortile dei Mirti e a quello dei Leoni ( Patio de los Arroyanes e de los Leones ). Si tratta di tre nuclei con funzioni diverse: c'è il Mexuar o Stanza Dorata in cui c'era la sala di giustizia per le riunioni degli emiri con i loro ministri chiamati a consiglio; il Serrallo ( Serraglio ) o cuarto de Comares, destinato a residenza ufficiale del re; nell' Harem , il terzo nucleo, si trovavano le sue dimore private.

La Stanza Dorata mette in comunicazione il Mexuar con il Serrallo; il centro è occupato da una fonte che è la replica dell'originale, spostata dal giardino della Doraxa nel XVI secolo.

Il cuarto de Comares, la parte principale della reggia, edificata dal sultano Abul-Hachach-Yusuf I. La sua facciata è estremamente bella. Al centro si trova il Cortile dei Mirti , dalle forme armoniose, con uno stagno; attorno le dimore del palazzo di Comares. Nella galleria nord c'è la Torre di Comares : qui iniziano i poemi scritti sulle pareti dell'Alhambra, creazione di Mohammad Aben Zemrec. Subito dopo, ecco la sala de la Barca ( dall'arabo barahka= fortuna, benedizione ), con soffitto a cassettoni in legno. Al piano principale della torre di Comares c'è la sala degli Ambasciatori dove Boabdil decise di consegnare Granada ai re cattolici.

Da questa torre, attraverso il Patio de la Alberca , si entra nel Cortile dei Leoni facente parte delle dipendenze dell'Harem. Costruito ai tempi di Mohammed V, nel XIV secolo, per la bellezza degli ornamenti è stato qualificato il miglior esempio di arte araba-granadina. Il colonnato che lo circonda è formato da 142 colonne di marmo bianco con i capitelli cubici; i suoi archi sono semicircolari, moreschi e a stalattite; le decorazioni di stucco: al centro c'è la fonte dei Leoni, da cui deriva il nome.

La sala de los Abencerrajes ( sala degli Abencerragi ) e la sala de los Reyes , contengono archi a sesto acuto con un ricchissimo lavoro di intreccio di ornati.

La sala de las Dos Hermanas , dimora della sultana, con il bel balcone di Daraxa e la sala de las Ajimeces ( sala delle finestre bifore ) sono sul lato settentrionale del cortile.
L'angolo più impressionante nell'Harem è il Mirador de Daraxa , oggi una piccola sala chiamata sala de los Secretos , perchè la volta che la copre permette di trasmettere i suoni. Molto prossima si trova la stanza dell'imperatore .
Dal vicino giardino di Daraxa si accede ai Giardini del Partal e da lì alla Torre delle Dame , nonchè alla torre conosciuta come Mezquita de El Partal. 

Dai Giardini del Partal si passa al Generalife.

•  Generalife. Dall'arabo djennat al arif= i giardini pensili, risalente al XIV secolo, circondato da giardini disposti a terrazza, zampilli d'acqua e fontane. Era la residenza estiva dei sovrani Nazariti. Percorrendo le passeggiate dei Cipressi e degli Oleandri ( de las Adelfas ) si giunge fino al palazzo: un edificio piccolo formato da due padiglioni uniti attraverso una galleria ed alcune delle stanze. Al centro si trova il Patio de la Acequia ( Cortile del Canale ).

•  Medina

•  Alcazaba ( cittadella ): è, insieme alle Torri Vermiglie, la costruzione più antica del complesso; risale al XIII secolo e fu realizzata sulle vestigia preesistenti di edificazioni destinate alla difesa. In queste dipendenze si ergono diverse torri; la più famosa è la Torre della Vela in cui i Re cattolici installarono una campana che con i suoi battiti indicava i turni di irrigazione della fertile pianura granadina. Questa torre è nella posizione più alta di tutta l'Alhambra.

 

Il clima
Nonostante la vicinanza al mare, il clima è secco e continentale. La pioggia è rara e le alte montagne della Sierra Nevada impediscono che il mare mitighi il clima. Per questo in inverno le temperature scendono spesso sotto lo zero e d'estate superano quasi sempre i trenta gradi. C'è anche una grande escursione termica tra il giorno e la notte, spesso anche con una differenza di quindici gradi. Le ore di sole durante l'anno sono 2662.

 

Cultura
Uno dei suoi figli più illustri fu il grande poeta Federico García Lorca, ucciso dai franchisti nel corso della guerra civile.

Granada è anche una delle città spagnole più visitata dai turisti per i suoi monumenti, le sue feste, per i locali caratteristici dei gitani nelle grotte del Sacromonte dove si canta e si ballano il flamenco e la zambra gitana.

Il monumento più celebre è l'Alhambra, che consta di tre parti: Alcazaba (dall'arabo al-Qaṣaba, "residenza fortificata"), Casa Reale o Alcazar (dall'arabo al-Qaṣr, "il Palazzo") con i giardini ed Alhambra alta o Quartiere degli Artigiani del Popolo, la cui estensione è di 104.000 metri quadrati. La fortezza era fiancheggiata da ben trecento torri, quattro delle quali sono ancor oggi porte d'ingresso al recinto, due strade pressoché parallele attraversavano la cittadella ed una sola si è conservata.

Interessanti sono diverse sale con le caratteristiche decorazioni geometriche arabescate, sia del palazzo pubblico (Mexuar) sia di quello privato (Diwan o Serraglio), anche se alcune sono un po' trasformate dai re cristiani. Caratteristici i cortili, uno dei quali detto "cortile dei mirti", per le piante di mirto che delimitano l'interno pieno di acqua, e un altro, al centro dell'harem, detto "dei leoni" per la fontana centrale la cui vasca è sorretta da dodici leoni. Altri edifici ospitano i bagni con diverse stanze, e poi cortili, giardini, fontanelle, piccole canalette in cui scorre l'acqua, rendono unico questo complesso.

Il palazzo di Carlo V, del 1527, sorge all'interno della struttura dell'Alhambra, simbolizzando la superiorità cristiana sui musulmani sconfitti, all'interno si può ammirare il suo suggestivo cortile porticato a forma circolare, ispirato ai palazzi rinascimentali.

Altro notevole edificio è la Cattedrale con annessa la Cappella Reale, nella cui cripta sono i sepolcri dei Re cattolici Ferdinando e Isabella, di Giovanna la Pazza (doña Juana la Loca), di Filippo il Bello e dell'infante Miguel. La Cattedrale è ricca di cappelle e altari ornatissimi e di molte opere di celebri pittori.

Il Generalife (dall'arabo Jannat al-ʿArīf, "Giardino del sovrintendente") che è non solo una villa di ricreazione, ma anche un insieme di giardini, orti, allevamento di bestiame e tenuta di caccia per i sultani e i loro ospiti, costruito e dotato di piante verso il 1315. Si trova al di sopra dell'Alhambra e si estende fino alle montagne.

Un tipico quartiere islamico-zigano di Granada è l'Albaycín, con strade strette e anguste, cortili con alberi e fiori, terrazze, cisterne e stagni. Questo quartiere deve il suo nome alla ricolonizzazione della città da parte dei cristiani, fu infatti per ordine dei re cristiani, che gli abitanti della prima città riconquistata da Isabella la Cattolica, si trasferissero a Granada per ripopolarla di Cristiani; questa città si chiama appunto Baeza.

Il quartiere si trova di fronte all'Alhambra dall'altra parte del fiume Dauro (Duero), così chiamato perché nell'antichità vi si trovavano pepite d'oro. Al di sopra del quartiere musulmano si trova il Sacromonte, quartiere in cui sono scavate numerose grotte a lungo abitate dai gitani, molto ornate e ricche di artigianato e di colore locale.

 

Attualmente Granada è uno dei più importanti centri studenteschi di tutta la Spagna, vi confluiscono moltissimi studenti da tutta la Spagna e da tutta Europa attraverso il programma universitario Erasmus. Gli studenti provenienti da fuori città durante l'anno accademico sono circa 80000. Gli studenti Erasmus a Granada nell'anno accademico 2015/2016 furono circa 1300 di cui quasi 800 italiani.

Nell'anno accademico 2016/2017 la tendenza viene confermata da una partecipazione di 1700 studenti Erasmus, aiutati nella vita di tutti i giorni da associazioni studentesche per organizzazione di viaggi culturali in Andalusia (ASEE) e di feste a tema in locali caratteristici nonché Botellón.

 

Biglietti Alhambra

Come acquistare il biglietto.

L'acquisto dei biglietti varia secondo la differente modalità di turismo individuale od organizzato in gruppi.

1. Turismo individuale:

Vendita diretta - Con questo sistema si possono acquistare unicamente i biglietti per lo stesso giorno della visita, presso la biglietteria del Patronato, situata nel Padiglione d'Ingresso del Monumento, nella fascia oraria indicata nella corrispondente sezione Orari.

Vendita anticipata - Si realizza con un anticipo massimo di un anno e minimo di un giorno rispetto al giorno della visita.

I biglietti si ritirano presso la biglietteria del Patronato dell'Alhambra lo stesso giorno della visita, e si deve presentare obbligatoriamente il numero d'identificazione del biglietto, unito a documento d'identità o passaporto.

Non è possibile ottenere i biglietti senza presentazione previa del numero identificativo degli stessi. La sua perdita, furto o smarrimento, esimono da qualsiasi responsabilità il Patronato dell'Alhambra.

2. Turismo organizzato in gruppi (Nazariti Viaggi è agenti autorizzati):

Per l'acquisto dei biglietti, i gruppi saranno sempre sottoposti al regime di prenotazione. Le prenotazioni si effetueranno necessariamente tramite agente autorizzato dal Patronato, con un limite massimo di un anno e minimo di un giorno rispetto al giorno della visita.

 

Visita – Il numero di biglietti è limitato, ragion per cui essi vengono messi a disposizione del pubblico in base alla loro disponibilità.

Data la grande richiesta di biglietti, si consiglia la prenotazione. Il numero massimo di biglietti per persona al giorno è di cinque (NON si sono agenti autorizzati).

Il biglietto è valido solo per il giorno della visita.

Accesso al monumento - Si potrà realizzare di mattina, pomeriggio o sera in base alle caratteristiche del biglietto acquistato (vd. "Tipi di biglietti"). Una volta entrati, si potrà rimanere all'interno del monumento il tempo desiderato, fino al termino dell'orario previsto dal tipo di biglietto.

Se non si dispone del biglietto, si dovrà acquistare alla biglietteria situata nel Padiglione d'Ingresso, e da qui andare direttamente all'Alcazaba, Palazzi Nasridi e Generalife. Le persone appartenenti a gruppi turistichi organizzati, non potranno acquistare biglietti nella biglietteria.

Se si dispone del biglietto, si raccomanda di entrare dalla Puerta de la Justicia.

Accesso Ai Palazzi Nasridi - Si potrà realizzare durante la mezz'ora indicata sul biglietto, per il del controllo dell'afflusso di persone previsto in quest'area (300 ogni mezz'ora). Se non si entra nella fascia oraria indicata, si perderà il diritto alla visita. Una volta entrati all'interno di questo spazio, si potrà permanere in esso tutto il tempo desiderato, fino al termine dell'orario previsto dal tipo di biglietto.

L'ultimo accesso è previsto un'ora prima dell'orario di chiusura. Prima si dovrà, quindi, visitare il Generalife e l'Alcazaba, dal momento che il tempo previsto per la visita ai Palazzi Nasridi è di circa mezz'ora. Si procederà allo sgombero del recinto a partire dall'ora di chiusura.

L'accesso al Alhambra ha un limite invalicabile di visitatori al giorno, si consiglia la prenotazione anticipata per garantire la vostra visita.

La durata totale della visita, è 2,30 ore. L'ultimo passaggio è di un'ora prima della chiusura.

Confermato voci hanno il 100% delle spese per la modifica o cancellazione.